«Il 2020 ha quasi il 75% di probabilità di essere l’anno più caldo mai registrato sul pianeta Terra». Così, con questa dichiarazione roboante, gli scienziati del NOAA (National Oceanic and Atmospher Administration, un’agenzia americana che si occupa di oceanografia, meteorologia e climatologia) hanno riportato sotto i riflettori un tema, quello del presunto riscaldamento globale, che l’emergenza coronavirus aveva prepotentemente fatto uscire di scena.
Unico vagito, in queste settimane, era stato un messaggio in cui la lady Melisandre scandinava aveva comunicato che era «estremamente probabile» che anche lei avesse avuto il Covid-19. Tanto per ricordare al mondo la propria esistenza.
Naturalmente, quando gli eco-catastrofisti farneticano di global warming o di cambiamenti climatici intendono qualcosa di fortemente specifico – che contrasta in modo quasi comico con l’estrema vaghezza delle loro definizioni: il fatto che questi fenomeni sarebbero di origine antropica. Poiché però, prima o poi, i nodi vengono sempre al pettine, sono gli stessi dati a smentire – e non è certo la prima volta – i profeti di sventura […].
L’editoriale di stamani.
Clima, ancora una volta i dati smentiscono i profeti di sventura
Clima, così gli eco-catastrofisti smentiscono (ancora una volta) se stessi