A 400 anni dalla scomparsa di un genio
“«Che cosa c’è in un nome?» si chiedeva William Shakespeare nella celeberrima scena del balcone di Romeo e Giulietta. «Quella che noi chiamiamo rosa, con un altro nome avrebbe un profumo altrettanto dolce» (Atto Secondo, Scena Seconda, traduzione mia).
Anche se con tutta probabilità non erano queste le intenzioni del Bardo, i suoi versi immortali hanno creato la prima formulazione dell’arbitrarietà del segno. E – cosa notevolissima – lo hanno fatto con oltre tre secoli di anticipo rispetto alla pubblicazione del Cours de linguistique générale, l’opera (postuma) che ha reso Ferdinand de Saussure il padre della linguistica moderna”.
M. Ciminiello, “Il gesto vocale. La mimesis come ponte tra il linguaggio gestuale e il linguaggio vocale”.
E questo è un modo come un altro per celebrare una delle figure più importanti della cultura di ogni tempo: William Shakespeare (Stratford-upon-Avon, 23 aprile 1564 – Stratford-upon-Avon, 23 aprile 1616).